Di Cinzia e Sergio sapevamo solo che avevano lasciato il mare per la campagna. Nulla di più. Li avevamo immaginati per mesi a governare delle enormi barche per i sette mari, eppure, adesso, in stivali e camicia, ci sembrano perfettamente adatti alla vita di campagna. Ma, una volta tutti a tavola, dalle loro mani e dai loro occhi sembra davvero quasi di sentire il rumore del mare. Anzi, il rumore delle “grandi cose per mare”, che sia insieme che da soli hanno compiuto per tutta una vita.
Ma il marinaio migliore, si sa, è quello che sa anche quando riportare la nave in porto: ed è così che allora che questa famiglia inizia a pensare ad un luogo sufficientemente lontano dal mare. Perché? Perché come dice Sergio “quando ti bagni con l’acqua di mare non ti asciughi più”. Ed è così che, caricati in auto i loro coccolosissimi pastori maremmani (anzi, in principio fu solo il buon vecchio caro Cesare) Cinzia e Sergio da Roma partono alla volta dell’Umbria alla ricerca del loro buen retiro. Un posto lontano dalle voci lascive delle sirene ma non troppo lontano dal primo treno per Roma, secondo Sergio. Mesi via da casa con ritmi frenetici e quasi 13mila km percorsi per trovare un posto speciale, degno erede di una barca.
Così approdano in quel di Resina. Una vecchia casa usata come ritiro estivo degli ex proprietari, una distesa di bosco non curata, una quiete mai vista prima. Quello sarà il luogo del loro cuore: quì nascerà Il Torrente. Dopo un inizio rocambolesco Cinzia e Sergio passano indenni attraverso un inverno freddissimo, studi di botanica e agronomia, e chili e chili di… letame. Chi aveva mai sparso del letame per rendere fertile la terra?
Ma pian piano quella casa freddissima diventa una magione calda e accogliente, i cagnoloni prendono confidenza con quell’enorme giardino anarchico, si fanno nuove amicizie ma, soprattutto, spuntano i melograni, le prime more, i lamponi e lo zafferano. Tutti piccoli frutti della terra, delicatissimi, da curare e raccogliere a mano senza meccanizzazione. Ed è grazie a questi preziosi frutti che oggi l’agriturismo fa parte dell’Azienda Agricola Demetra. Poi, i lavori per creare le stanze degli ospiti, le tante arature, l’arrivo di Lara e dell’asinello Pepè. Così, in questo strano mare, ha inizio la nuova vita di Cinzia e Sergio.
Le tre camere disponibili, nemmeno a dirlo, si chiamano Zafferano, Mora e Lampone e sono dotate di tutti i comfort e di una vista panoramica da cui non può distrarvi nemmeno il più bel film. Attorno solo la quiete dei dintorni, ogni tanto simpaticamente rallegrata dall’abbaiare dei cagnoloni, dal ragliare di Pepè o da della buonissima musica. Cosa fare qui? Rilassarsi sdraiati su un lettino prendisole, cullarsi su un’amaca, sul dondolo, restare semplicemente stesi a terra nel parco della struttura contemplando i colori e i suoni della natura che avvolgono l’agriturismo, o leggere un libro all’ombra del boschetto di acacie lungo la sponda del torrente che fa da colonna sonora: nessuna smania di attività. Qui bisogna prendere e fermarsi, null’altro.
Non vorremmo mai andare via da qui. Il racconto delle traversate oceaniche, delle tempeste, dei compagni di viaggio e delle mille peripezie per mare ci incanta a tal punto dal pensare di restare qui, in barba alla nostra meta finale. Per noi questa non è stata una semplice sosta ma una lezione di vita a cielo aperto. Una lezione di coraggio, di ironia, di accoglienza. Ma soprattutto una lezione sul cambiamento, che è sempre possibile. Poco importa se hai 30,40,50 o più anni. Si può sempre imparare qualcosa di nuovo o fare qualcosa che non ci saremmo aspettati mai. Letame compreso.