Giovanni e Chiara non hanno più vent’anni… Nemmeno quaranta… Ma sorridono come se fossero due ragazzini al loro primo viaggio fuori casa. Si sono conosciuti proprio nel mondo del turismo, tanti anni fa. Antonio è siciliano, di Palermo, e la sua siculità (permetteteci il termine) si comprende tutta dei suoi occhi ma soprattutto dalle sue vocali lunghissime, solo lievemente smussate da quelle “g” sdrucciole tanto care agi Umbri. Negli anni Ottanta era capitato quasi per caso da queste parti, galeotta fu una vacanza con Chiara, che venne bissata l’anno dopo e poi dopo ancora.
Un luogo scelto per caso che piano piano divenne un luogo del cuore, la meta di “villeggiatura” avremmo detto in altri tempi. La perdita di suo papà e quella Sicilia che in quegli anni gli sorrise col suo ghigno peggiore gli fornirono il coraggio per mollare tutto e rifondare, letteralmente, Borgo Cenaioli, frazioncina millenaria sulla quale i locali raccontano mille leggende. Il borghetto era letteralmente un rudere e pezzo dopo pezzo, sacrificio dopo sacrificio, quei ruderi vennero acquistati da Giovanni e Chiara prendendo nuova vita: una locanda e un piccolo albergo, incastonati in una corte verdissima, riscaldata dal sole e dall’arrivo di nuovi, pochi, vicini di casa che si aggiunsero negli anni. Uno svizzero, poi un inglese… Una sorta di piccola ONU che guarda al Trasimeno. Un cortile tranquillo dove la vita scorre allegra e non un angolo dimenticato da Dio: Borgo Cenaioli, fa gola per la sua allegria anche ai più giovani in cerca di ritmi più lenti. Tutti vivono all’aperto: Giovanni e Chiara che cucinano per i loro avventori, il vicino che vendemmia, i bimbi di un altro vicino che gironzolano in bici per i vicoli del borghetto.
Ci sembra di essere pranzo con mamma e papà, con Giovanni che ci riempie il bicchiere di vino e Chiara che ci prepara un menù speciale: cavatelli cacio e pomodorini, purè di patate, peperoni arrostiti e salsicce. Riscalda il nostro pranzo anche la piccola Sofia, la loro nipotina appena rientrata da scuola, felice di scorrazzare in un questo parco giochi sui generis. Il nostro pranzo termina nel più esilarante dei modi: saranno le troppe risate, il troppo vino o le troppe curve…ed una delle panche della locanda cede facendoci finire col sedere per terra! In mezzo all’ilarità generale prendiamo il caffè tutti insieme.
Inutile dirlo: buonissimo.